RES valuta e conduce studi su opere d’arti in diversi contesti; dalla gestione delle collezioni, inventari e prestiti al monitoraggio della conservazione, del montaggio e dello smontaggio di mostre. Questa specializzazione include l’elaborazione di documenti di riferimento che richiedono una riflessione sugli obiettivi di ogni situazione.

Il nostro centro di ricerca è al servizio di istituzioni e di privati che desiderano determinare l’origine e l’età dei loro dipinti, autenticarli o stimarli. Gli obiettivi dello studio delle opere sono molteplici e ricadono in quadri diversi, che sono:

  • Conoscenza approfondita della tecnica esecutiva e dei materiali costituenti
  • Un rapporto completo sullo stato dei lavori
  • Una migliore comprensione delle alterazioni

RES offre l’aspetto scientifico del lavoro del restauratore. La diagnosi contiene infatti preziose informazioni per le diverse specialità del mondo dell’arte, storici, curatori, scienziati e restauratori; consente inoltre un adattamento preciso del protocollo di restauro.

Un condition report agisce come una scheda di salute per l’opera, facilitandone il monitoraggio. Si tratta di una documentazione dello stato materiale dell’opera che ne rileva il livello di alterazione (tipologia di danno, natura, ubicazione ed estensione) e formula una previsione riguardando il suo futuro sviluppo nel caso in cui nessun intervento conservativo-restauro fosse effettuato. Anticipa la proposta dei trattamenti ricostruttivi da erogare.

Su questo documento si trovano alcune informazioni essenziali:

  • Scheda di identificazione dell’opera: titolo, autore, data, dimensioni, ecc.
  • I materiali costitutivi: tela o tavola, olio o tempera, ecc.
  • Lo stato di alterazione del supporto
  • Lo stato di alterazione dello strato pittorico
  • In alcuni casi il tutto è accompagnato da una cartografia delle alterazioni (schema didascalico che localizza le alterazioni sull’opera)

I condition report vengono redatti per diversi motivi: quando le opere arrivano in atelier (prima del restauro), per prepararle in vista di mostre (arrivo e rinvio) per preventivi, per convogli oppure in caso di sinistro. Sono un elemento centrale nel processo decisionale riguardante un’opera e il suo supporto prima dell’acquisto, dell’esposizione o del prestito.

 

  • Conservazione preventiva
  • Condition reports
  • Monitoraggio delle collezioni
  • Allestimento e smontaggio di mostre
  • Museografia
  • Consigli all’acquisto
  • Sviluppo e pianificazione di workshop e riserve

Quando scegliete RES, beneficiate delle competenze di un team specializzato che effettuerà un’analisi completa del vostro progetto. I nostri esperti e restauratori sono a vostra disposizione per identificare le vostre esigenze e fornirvi la diagnosi più completa possibile.

Vi offriamo un expertise globale e dettagliata delle vostre collezioni, accompagnandovi nella loro tutela e valorizzazione. Inoltre, come continuazione di questi servizi, offriamo supporto nella gestione della loro conservazione in modo che sia il più efficiente possibile.

Che siate un’istituzione, un collezionista o un amatore informato, vi offriremo le soluzioni migliori.

Assicuriamo un follow-up regolare con i nostri clienti durante tutto il processo, favorendo lo scambio, la consulenza e la competenza specialistica, in un’atmosfera di fiducia, sicurezza e piena trasparenza.

I restauratori e conservatori d’arte hanno oggi a disposizione strumenti sempre più sofisticati, supportati dalle più recenti tecnologie, che consentono loro di accedere ad una quantità e qualità di dati finora irragiungibbili.

RES è dotata di una fotocamera Apollo per la riflettografia a infrarossi, sviluppata da Opus Instruments Ltd, attualmente la macchina più potente nel campo dell’acquisizione infrarossa ad alta velocità. Permette di vedere tutti gli elementi a base di carbonio attraverso gli strati di vernice visibili, rivelando le prime fasi di una composizione, così come le alterazioni invisibili a occhio nudo.

Seguendo le orme della famosa fotocamera Osiris, Apollo utilizza un meccanismo di scansione interno per produrre riflettogrammi di alta qualità con un livello di chiarezza e dettaglio senza precedenti (oltre 65.000 livelli di grigio). A differenza del sensore di linea Osiris, l’Apollo utilizza un sensore di superficie per catturare migliaia di tessere che vengono poi automaticamente cucite insieme per creare immagini ad altissima definizione. L’Apollo presenta inoltre un drammatico miglioramento dell’intervallo dinamico, catturando dettagli anche nelle aree più difficili.

Alta risoluzione (immagini fino a 26megapixel)
65.000 livelli di grigio
Qualità d’immagine superiore grazie all’alto intervallo dinamico (HDR)
Cucitura automatica avanzata
Dati a 16 bit

Comprendere il processo creativo dell’artista è una parte fondamentale delle operazioni di restauro e dell’analisi delle opere d’arte: studiare la composizione sottostante di un’opera utilizzando l’imaging a infrarossi fornisce informazioni sui metodi di produzione specifici e permette di identificare i pentimenti e le modifiche apportate dall’artista durante la fase di sviluppo. Questa tecnica è usata inoltre per rivelare firme, date o iscrizioni oscurate dal tempo oppure deliberatamente nascoste.

La fotocamera Osiris, sviluppata da Opus Instruments Ltd, pionieri in questo campo, è il primo sistema di imaging infrarosso in grado di fornire immagini ad alta risoluzione in cattura ultra-rapida attraverso una fotocamera leggera. Che si tratti di studiare il disegno sottostante, di ricercare la storia, la provenienza, l’autenticità di un dipinto o di documentare le operazioni di restauro, l’Osiris dispone di un sistema di scansione meccanica interna che consente di creare immagini di alta qualità a 16 megapixel utilizzando un sensore di linea InGaAs, ovvero il leader del settore.

Immagini ad alta risoluzione (16 megapixel)
Risoluzione dell’oggetto fino a 0,05 mm (0,002 pollici)
Singola immagine finita prodotta in pochi minuti, senza bisogno di ulteriori elaborazioni
Obiettivo standard : da 200 mm all’infinito
Obiettivo macro : si estende fino a oggetti di soli 35 mm di dimensione

Lo stereomicroscopio Zeiss Stemi 508 Greenough è rinomato per la sua impareggiabile qualità ottica. Il modello che usiamo è stato appositamente progettato per offrire le migliori prestazioni e integra in un design compatto tutte le caratteristiche necessarie per l’osservazione di alta qualità.

Lo Stemi 508 permette di osservare sia parti di grandi dimensioni che piccoli dettagli e di analizzare un grande numero di tipi di campioni. Fornisce una resa cromatica notevolmente accurata grazie al suo ampio campo visivo e, grazie alla sua correzione apocromatica, le immagini appaiono più nitide, prive di luce parassita. L’immagine, ottenuta in tre dimensioni, senza alcuna distorsione, permette un’analisi meticolosa. Un concentrato di tecnologia con componenti di alta qualità e risoluzione eccezionale.

Stereomicroscopio Zeiss Stemi 508 Greenough
Principio di progettazione: Doppio sistema di zoom, inclinato all’angolo stereoscopico
Vista stereoscopica: Osservazione tridimensionale attraverso gli oculari.
Ottica frontale e zoom con correzione apocromatica: immagine priva di aberrazioni cromatiche nell’intera gamma di ingrandimenti.
Gamma di ingrandimento: 1.9× – 250×
Distanze di lavoro libere: 35 – 287 mm

L’esame senza contatto, non distruttivo e accurato delle opere d’arte è fondamentale a qualsiasi progetto di conservazione/restauro, sia esso di pulitura, studio o autenticazione. Per il conservatore, che mira ad un intervento il meno invasivo possibile, i risultati degli esami diagnostici sono fondamentali per capire dove e come intervenire, pianificando così le operazioni più appropriate.

Il microscopio Dino-lite, portatile, consentendo un alto ingrandimento e la trasmissione a uno schermo con un’eccellente qualità d’immagine, offre la manovrabilità e il livello di dettaglio necessario per esaminare comodamente in situ anche dipinti molto grandi.

Crepe sottili, tecniche pittoriche e pennellate complesse, specificità di pigmenti o firme sbiadite nel corso dei secoli, sono tutti elementi insospettabili e invisibili a occhio nudo, finché il microscopio Dino-lite non li rivela con precisione, fornendo informazioni utili sia per le operazioni di restauro che per la ricerca storica.

Microscopio digitale USB Dino-Lite AM7013MZT
Gamma: Universale

Risoluzione: 5 megapixel

Ingrandimento: 10-70x, 200x

Connessione: USB 2.0

Caratteristiche: Misura e calibrazione, alloggiamento in metallo resistente alle scariche elettrostatiche

Caratteristiche speciali: Polarizzatore

Numero di LED: 8

Tra i metodi di esame dei dipinti, la fluorescenza ultravioletta è certamente uno dei più popolari e diffusi. Questa tecnica viene utilizzata principalmente per determinare lo stato di deterioramento delle opere e, in particolare, per verificare l’esistenza e l’estensione delle parti non originali dello strato di vernice.

Anche le vernici a base di resine naturali, colle, oli o altre sostanze di origine organica come l’albume d’uovo (spesso applicate per proteggere i dipinti su tavola) verranno evidenziate, consentendo una verifica non solo della loro presenza, ma anche della loro sovrapposizione e della loro omogeneità.

Durante le operazioni di restauro di un dipinto, il controllo ripetuto sotto le lampade ultraviolette Reskolux dà la possibilità di verificare, in qualsiasi momento, il lavoro in corso, il grado di omogeneità e di assottigliamento della vernice, la presenza di strati aggiuntivi, così come le macchie di colla o di altri materiali, residui di interventi precedenti. In altre parole, le lampade UV permettono una migliore comprensione del soggetto in studio.

Lampade UV Reskolux
LED UV durevoli ad alta intensità
Spettro UV-A puro: da 360 nm a 370 nm, picco a 365 nm
Funzionamento leggero con una sola mano
Lente asferica tripla rivestita, ottimizzata per la radiazione UV-A

FLUORESCENZA INDOTTA DA RADIAZIONE UV

Molto importante in fase di restauro è la comprensione e distinzione di zone sovrapposte a zone originali. Tale difficoltà può essere risolta attraverso l’utilizzo di lampade con emissione a 365-370 nm, anche dette lampade di Wood o sorgenti di luce nera, che permettono il fenomeno della fluorescenza ultravioletta.

Per fluorescenza UV si intende la fluorescenza visibile generata da eccitazione ultravioletta: i raggi UV, non visibili ad occhio nudo, vengono assorbiti dal materiale in analisi e immediatamente riemessi nella regione del visibile a lunghezze d’onda maggiori. Il fenomeno quantistico avviene solo in molecole o atomi che presentino una struttura di bande energetiche di assorbimento/emissione favorevoli. Leganti e vernici, tradizionalmente di origine vegetale, sono tra i principali candidati.

Inoltre, la luminosità, ovvero fluorescenza, varia in funzione della composizione chimica del materiale e del tempo trascorso da quando questo è stato applicato. Per questa ragione si rivela una tecnica assai utile nell’identificazione di ridipinture che, essendo materiale aggiunto e meno antico, risulteranno più scure.

Proiettore UV Madatec

Emissione pura a 365-370 nm
Nessuna emissione importante nel campo del visibile (< 390 nm)
Alimentazione a batteria 230 volts ricaricabile e a lunga durata
Mobili e con adattamento ad installazione su tripod

Il rilievo e la mappatura è fondamentale per avere una lettura accurata e leggibile degli elementi che si vogliono evidenziare.

Questa tecnica permette:

  • identificazione e quantificazione delle alterazioni
  • identificazione degli elementi costitutivi
  • identificazione della tecnica di esecuzione

A seconda dell’elemento da evidenziare, utilizziamo un’immagine scattata in luce diretta o nell’infrarosso. Tramite un software specifico e una tavoletta grafica, procediamo all’identificazione e alla quantificazione visiva degli elementi desiderati.

Utilizzando colori, trasparenze o motivi diversi, otteniamo un’immagine leggibile che possiamo quindi utilizzare per la diagnosi e per scegliere un protocollo di restauro adattato alle esigenze specifiche del lavoro.

La riflettografia infrarossa è una tecnica non invasiva che consente di osservare e studiare determinate tecniche e alterazioni nelle opere, rivelando le prime fasi di una composizione così come alterazioni invisibili ad occhio nudo.

Permette di:

  • osservare i disegni sottostanti e le tracce iniziali di una composizione
  • identificare il pentimento
  • evidenziare le firme
  • caratterizzare alcuni pigmenti
  • identificare la cronologia degli strati

RES è dotato di una fotocamera per riflettografia infrarossa Osiris Opus Instruments Ltd che è attualmente una delle macchine più efficienti in questo campo, consentendo di evidenziare tutti gli elementi a base di carbonio attraverso strati di vernice visibili. Determinanti per la permeabilità della radiazione infrarossa nei diversi strati della tavola sono l’assorbimento e la riflessione dei raggi IR alla telecamera da parte di elementi contenenti carbonio.

In alcuni casi è necessario elaborare le fotografie per renderle più comprensibili. La fotografia infrarossa in falso colore a infrarossi, o IRFC, è una tecnica non distruttiva che svolge un ruolo importante nella diagnosi dei dipinti: ogni pigmento ha una composizione chimica unica, identificabile dal modo in cui assorbe l’infrarosso, questa procedura permette quindi di identificare molti pigmenti e ritocchi.

Per creare un’immagine IRFC, viene scattata una fotografia in luce diretta con un riflettogramma a infrarossi. Ogni pigmento è rappresentato da un particolare falso colore che dipende dall’interazione con i raggi infrarossi. Grazie a sofisticati software è possibile manipolare le informazioni RGB: la componente rossa viene sostituita con l’infrarosso, il verde con il rosso, il blu con il verde.

 

La cattura in luce diretta è un passaggio essenziale nel processo di conservazione e restauro delle opere d’arte. Ogni opera viene sistematicamente fotografata prima, durante e dopo il trattamento. RES si avvale per questo di un professionista specializzato nella fotografia di dipinti e opere d’arte.

Questo tipo di ripresa consente l’elaborazione delle immagini (IRFC e mappatura) e permette di seguire le fasi del restauro. Serve come riferimento e documentazione visiva dell’attuale stato di conservazione.

Ogni opera è fotografata con cura in una stanza apposita; utilizzando attrezzature sofisticate e di alta qualità, il nostro fotografo scatta foto ad alta definizione con un’illuminazione adatta a ogni opera. Una cartella di colori garantisce la calibrazione per documentare con precisione lo stato attuale del lavoro.

Come le riprese in luce diretta, la luce radente è una tecnica ampiamente utilizzata da curatori e restauratori; permette di rilevare e documentare la natura della superficie di un’opera.

Rivela la tessitura superficiale e le deformazioni della tela, permettendo di esporre le alterazioni dello strato pittorico (sollevamenti, squame, crepe, ecc.) e di svelare la tecnica dell’artista (pennellate, impasti, ecc.).

Una luce è posta con un angolo obliquo rispetto alla superficie dell’opera, tra i 5° e 30°. L’illuminazione su un solo lato permette di creare ombre molto forti su tutti gli elementi in rilievo. Il vantaggio di questo tipo di luce è che rivela dettagli difficilmente visibili in luce diretta, come per esempio le deformazioni del supporto (instabilità, assenza di tensione, rientranze, urti, ecc.). L’esame in luce radente è una tecnica non invasiva necessaria per una comprensione totale della natura dell’opera.

Rilievi e ricostruzioni tridimensionali sono possibili grazie alla nostra partnership con AZIMUT, azienda specializzata nella realizzazione di immagini di questo tipo.

Questi rilievi sono utili perché consentono di registrare con precisione la forma di un oggetto in tre dimensioni, di studiare variazioni di superficie con strumenti di rugosità (misura di cavità, pendenze e dossi), di eseguire misurazioni che non possono essere eseguite nella realtà, individuare interventi di analisi o restauro, designare forme utili al restauro o alla presentazione delle opere.

Questo metodo di analisi consente la precisione a livello micro della caratterizzazione della superficie, consente il restauro virtuale e le misurazioni della geometria.

 

 

Questo tipo di fotografia viene eseguita utilizzando uno scanner a struttura luminosa 3D che funziona con la luce bianca e non acquisisce informazioni sul colore. Usa la triangolazione laser per catturare il mesh 3D di un’opera. La superficie dell’oggetto (colore e materiale) non viene registrata direttamente ma può essere aggiunta riposizionando successivamente le fotografie sul mesh 3D.

Catturare la superficie di un oggetto in 3D è utile perché consente di registrare la precisa forma 3D di un oggetto; studiare le variazioni di superficie con strumenti di rugosità (misura di cavità, pendenze e dossi); eseguire misurazioni che non possono essere eseguite nella vita reale; individuare interventi di analisi o restauro; designare forme utili al restauro o alla presentazione delle opere.

 

La radiografia viene utilizzata per comprendere la struttura dei dipinti grazie a diversi generatori di diverse potenze, con rivelatori a pellicola o digitali. Significativo lavoro viene svolto sui parametri ottimali da applicare a seconda dei materiali molto vari del patrimonio ed in particolare quando vengono miscelati (legno, tela, pigmenti, gesso, avorio, vetro, ecc.).

La radiografia mostra:

  • la natura e le condizioni del supporto cosi come la struttura dell’opera
  • la tecnica pittorica, i pentimenti sottostanti o dipinti e quindi interpretare i gesti e la tecnica dell’artista
  • la presenza di pentimento che può indicare se si tratta di un’opera originale e non di una replica

aree precedentemente restaurate

  • lo stato di conservazione dell’opera (strato pittorico, tela, terracotta, porcellana, maiolica)
  • la presenza di insetti xilofagi

Le fotografie in luce ultravioletta vengono utilizzate per meglio comprendere gli elementi costitutivi del dipinto e per valutarne lo stato di conservazione.

Loro permettono:

  • di caratterizzare la natura, lo spessore e l’applicazione dei diversi strati
  • di annotare e differenziare le possibili campagne di restauro
  • di identificare alcuni pigmenti
  • di identificare e localizzare le ridipinture
  • sono uno strumento utile in alcuni trattamenti restaurativi.

Le fotografie a luce ultravioletta sono scattate al buio con “luce nera”. Queste lampade emettono raggi UV più o meno lunghi (da 350 a 380 nm) che vengono in parte assorbiti e riflessi dalla superficie del pannello. Un filtro è posizionato sull’obiettivo della fotocamera che consente il passaggio solo della luce UV.

Questa tecnica aiuta a caratterizzare la vernice grazie alla particolare fluorescenza di alcune resine naturali. Consente inoltre di osservare e differenziare eventuali campagne di restauro, in particolare la presenza di ridipinture o reintegrazioni che si presentano in una tinta violacea scura. Aiuta anche a identificare alcuni pigmenti come il bianco di zinco che ha una particolare fluorescenza, a vedere l’efficacia di un solvente o per verificare la consistenza della vernice detergente.

 

La fotografia macro consiste nell’utilizzare un obiettivo macro per ottenere scatti ad alta definizione di minuscoli dettagli.

La risultante immagine rivela informazioni invisibili a occhio nudo, oltre a permettere un’osservazione dettagliata dei materiali, della superficie delle opere, delle crepe, delle strutture, così come del supporto.

Queste fotografie vengono inoltre realizzate per generare immagini delle opere ad altissima risoluzione: diversi scatti vengono eseguiti ad alto ingrandimento prima di essere assemblati digitalmente, il che permette di ottenere un livello di definizione irraggiungibile con normali obiettivi.

Questo tipo di imaging contribuisce a una migliore conoscenza delle opere e fornisce informazioni utili per le operazioni di diagnosi e di restauro. Permettono quindi:

  • Di vedere i dettagli delle pennellate, che consentono di identificare lo stile pittorico di un artista;
  • Di determinare le condizioni materiali di un dipinto fino alla più piccola crepa;
  • Di osservare le particelle di pigmento che, diventate visibili, danno un’idea della tavolozza utilizzata dall’artista.

Abbiamo anche la possibilità di scattare fotomicrografie montando la nostra macchina fotografica sul nostro microscopio ZEISS. Le immagini così ottenute ci permettono di studiare la tela, la tecnica e gli strati pittorici, le crepe, le firme e le impronte digitali in modo ancora più dettagliato.

Esistono molti metodi per analizzare pigmenti e leganti sulle vernici.

Metodi invasivi

I metodi di campionamento consistono nel prelevare una parte microscopica del materiale pittorico per analisi. Il materiale prelevato viene quindi esaminato al microscopio, incluso in una resina e lucidato in modo da osservare i diversi strati che costituiscono il campione (strato di preparazione, fondo colorato…). Si possono così studiare il particolato dei pigmenti e le alterazioni dello strato pittorico.

L’analisi dei pigmenti e dei leganti di un’opera serve inoltre a fornire informazioni per il controllo incrociato di una probabile datazione, confrontando i pigmenti analizzati con le date di fabbricazione dei colori utilizzati.

L’analisi dei pigmenti della sezione stratigrafica permette invece una migliore comprensione della struttura del dipinto. Rivela così ridipinture, incidenti e crepe, e talvolta identifica anche alcuni pigmenti.

Metodi non invasivi

La fluorescenza a raggi X è un’analisi elementare senza contatto e senza campionamento. I raggi X vengono proiettati sullo strato di vernice, facendo reagire ogni elemento in modo caratteristico e fornendo informazioni sull’intero spessore della vernice (e non solo sugli strati superficiali).

L’analisi con il carbonio 14 permette la datazione precisa delle opere; si applica al materiale organico proveniente da organismi viventi (legno, tessuti, avorio, ossa, conchiglie, ecc.) determinandone il momento della morte (abbattimento dell’albero, taglio delle piante o morte dell’essere vivente)

La radioattività del carbonio diminuisce nel tempo ad un ritmo regolare secondo un processo noto. Durante la vita di un organismo, la concentrazione relativa di carbonio 14 che contiene è costante a causa della respirazione, dell’alimentazione, della fotosintesi o di qualsiasi altra interazione con la biosfera. Quando un organismo muore, la concentrazione di carbonio 14 radioattivo diminuisce al ritmo di circa la metà ogni 5.500 anni.

Lo usiamo per stimare l’età, e quindi la data di produzione di un’opera.

Un frammento o un campione di poche decine di milligrammi viene prelevato sull’oggetto artistico o archeologico per poi essere vaporizzato. La concentrazione di carbonio 14 viene quindi determinata utilizzando uno spettrometro di massa (che separa gli atomi in base alla loro massa e valenza), per confronto con misure ottenute su elementi di controllo. Le procedure di calibrazione e la presa in considerazione di possibili effetti “serbatoio” permettono di trasformare l’età grezza in intervalli di date.

La spettroscopia in trasformata di Fourier è un’analisi qualitativa degli elementi organici (inchiostri, coloranti, leganti, colle, vernici, gomme, resine, ecc…) e inorganici, ampliamente utilizzata per la caratterizzazione e l’identificazione di questi materiali.

È una tecnica di spettroscopia molecolare vibrazionale che fornisce informazioni sui gruppi funzionali che compongono le molecole, facilitando così l’identificazione di tutti i materiali in esame.

Questa tecnica può fornire informazioni accurate sulla contaminazione della superficie, sui materiali di partenza, su alterazioni e degradazioni, oltre a partecipare al monitoraggio degli interventi di restauro. I dati possono essere utilizzati per formulare nuove strategie di conservazione e di restauro adeguate.

 

La XRF (o spettrometria a fluorescenza di raggi X) è una tecnica di analisi qualitativa e quantitativa non distruttiva degli elementi minerali, pigmenti e leghe.

Può essere usata per determinare la composizione chimica di un’ampia varietà di tipologie di campioni solidi o in polvere e identificarne i principali elementi. Si usa anche per determinare lo spessore e la composizione degli strati pittorici.

La tecnica si basa sul principio della fluorescenza a raggi X: quando una grande quantità di raggi X viene diretta sulla superficie di un campione, essi si riflettono facendo reagire ogni elemento superficie in modo caratteristico. Questi raggi vengono poi raccolti dal rivelatore ed elaborati per produrre uno spettro di fluorescenza a raggi X.

Questa tecnica di analisi permette la caratterizzazione dei materiali: determinazione delle diverse fasi (composizione chimica, struttura cristallina) e descrizione della microstruttura (dimensione dei grani, struttura, imperfezioni della rete, ecc.)

La spettrometria a fluorescenza a raggi X permette l’identificazione di fasi cristallizzate, fornisce informazioni strutturali per materiali inorganici e permette la caratterizzazione di pigmenti, ossidi, ecc.

La spettrometria Raman è un metodo di analisi vibrazionale che fornisce informazioni strutturali sulle molecole che compongono il campione del materiale pittorico. Consiste nell’analisi dell’emissione radioattiva che avviene quando le molecole sono eccitate dalla radiazione laser. Questa tecnica si basa sulla diffusione anelastica della luce da parte del materiale. L’analisi non è distruttiva, viene eseguita senza contatto e senza preparazione del campione. In generale, viene effettuata su campioni, ma può anche essere fatta direttamente sulle vernici.

Essendo una tecnica di spettroscopia molecolare, fornisce informazioni sui gruppi funzionali che compongono le molecole, il che facilita l’identificazione molecolare di tutti i materiali esaminati.

Il Raman è utilizzato per l’identificazione e la caratterizzazione di materiali inorganici (pigmenti, prodotti di corrosione, …) e alcuni materiali organici (coloranti e pigmenti sintetici, molti coloranti e pigmenti naturali).

La dendrocronologia è una tecnica di analisi comparativa che, tra le numerose applicazioni, permette di datare e autenticare oggetti in legno attraverso lo studio degli anelli di crescita.

Questa tecnica viene utilizzata nella diagnostica delle opere d’arte, cosi come nella fase di restauro, per le opere che presentano un supporto in legno. Un pannello dipinto può quindi essere datato attraverso lo studio dei suoi anelli di crescita, quando questi sono sufficientemente numerosi e distinguibili.

Esaminando la larghezza, la densità e le variazioni di colore di questi anelli, è possibile stabilire un modello distinto, una sorta di impronta unica, che corrisponde a periodi cronologici specifici. Questi dati vengono poi confrontati con cronologie di anelli esistenti, fornendo così un arco temporale preciso durante il quale l’albero è stato abbattuto.

Con il continuo avanzamento della tecnologia, le applicazioni e la precisione della dendrocronologia nel campo dell’arte sono destinate ad espandersi, aprendo nuovi orizzonti per l’esplorazione e la scoperta nell’intricato incrocio tra scienza e arte.

Lo studio stratigrafico di un’opera permette di comprendere la successione dei diversi strati pittorici (strati preparatori, strati pittorici, vernici, ecc.).

La tecnica consente l’individuazione degli strati di cui è costituito un dipinto e del loro relativo spessore, in modo da consentire molteplici osservazioni sulle caratteristiche delle varie stesure e quindi sulla tecnica di esecuzione e sui materiali impiegati.

La caratterizzazione di questi materiali minerali e organici viene effettuata con microscopia ottica, microscopia elettronica a scansione, spettrometria Raman e infrarossa, cromatografia e test microchimici.

Attraverso questi metodi, vengono quindi realizzati studi stratigrafici completi che includono la caratterizzazione dei supporti, degli strati di preparazione, dei materiali coloranti, dei riempitivi, dei leganti, ecc.

L’esame degli strati stratigrafici può essere combinato con l’imaging chimico a rivelatori come la spettrometria infrarossa a trasformata di Fourier o la spettrometria Raman.

Specialista della documentazione grafica e fotografica dei beni culturali e ambientali, Luca Fabiani ha co-fondato Azimut nel 1995, società attiva nella tutela del patrimonio. Attivo a livello internazionale, ha svolto il rilievo fotografico e grafico con raddrizzatura dei marmi della Cattedrale di Santa Sofia ad Istanbul, il rilievo fotografico e topografico della Cappella di San Marziale del Palazzo dei Papi ad Avignone, il rilievo grafico dell’Hotel Salé, sede del museo Picasso a Parigi, o ancora il rilievo grafico dell’ “aqueduto das Águas Livres” a Lisbona.

Raffaella Fontana si è laureata in fisica e ha in seguito conseguito il dottorato in tecniche non distruttive presso l’Università di Firenze. È direttrice di ricerca presso l’Istituto Nazionale di Ottica del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR-INO) dove, dal 2010, coordina l’Heritage Science Group.

Autrice di oltre 50 articoli cosi come numerosi capitoli di libri e monografie, i suoi interessi di ricerca vertono sulle tecniche ottiche non invasive applicate alla diagnosi delle opere d’arte, con una forte enfasi sulle tecniche di imaging e metodi di indagine tridimensionale.

Professore ordinario di Chimica inorganica presso l’Università degli Studi di Perugia e presidente del Centro di Eccellenza SMAArt (Metodologie scientifiche applicate all’archeologia e all’arte) fino al 2015, Bruno Brunetti è membro del Consorzio Interuniversitario per la Scienza e la Tecnologia dei Materiali (INSTM) e affiliato all’Istituto di Scienze e Tecnologie Chimiche (SCITEC) del CNR.

Nel 2001 ha co-fondato con Antonio Sgamellotti il laboratorio mobile MOLAB, specializzato in indagini non invasive di opere d’arte. Dal 2001 al 2015 è stato coordinatore di tre progetti europei consecutivi nel campo delle infrastrutture di ricerca nelle scienze del patrimonio: coordinatore della rete europea LabS-TECH, “Laboratorio scientifico e tecnologico per la conservazione del patrimonio culturale europeo”; coordinatore dell’iniziativa europea per le infrastrutture integrate EU-ARTECH, “Accesso, ricerca e tecnologia per la conservazione del patrimonio culturale europeo”; coordinatore del progetto europeo integrato CHARISMA, “Infrastrutture di ricerca avanzate sui beni culturali: sinergia per un approccio multidisciplinare alla conservazione”.

È autore di oltre 180 pubblicazioni scientifiche internazionali.

Laureato presso il Politecnico di Torino in ingegneria edile, si è specializzato nella progettazione e analisi di strutture complesse. Ha lavorato per più di 15 anni tra Italia e Francia come consulente per diversi studi di fama internazionale, partecipando a progetti in Cina, Stati Uniti, Francia, Corea, Singapore e Irlanda. Da anni si occupa di strutture in vetro, tensostrutture e della riabilitazione e diagnosi di edifici storici in opera muraria, legno, acciaio e cemento armato. Ha inoltre partecipato all’analisi di strutture del patrimonio lavorando su importanti opere come il timpano della basilica di Vézelay e la Tomba dei Re a Gerusalemme. Progetta il sistema per rimontare le decorazioni della Cancelleria di Orléans a Parigi e ha analizzato la stabilità della Salle des Lampes dell’Assemblea Nazionale di Parigi.

Nel 2014 fonda e prende la direzione della società Bucci and Partners s.a.r.l che analizza e progetta strutture complesse. Tra i tanti progetti da lui realizzati si trovano il progetto strutturale per il padiglione espositivo della Biennale di Venezia 2020, il progetto per il rimontaggio delle decorazioni della Cancelleria di Orléans a Parigi e il progetto della struttura di copertura della tettoia di Brickell City Centre a Miami.

 

Ex studentessa dell’Ecole du Louvre, Véronique Sorano-Stedman si è laureata presso l’IFROA-INP (Istituto del Patrimonio Nazionale) ed è titolare del master in scienze e tecniche conservazione – restauro dei beni culturali presso l’Università Paris I – Panthéon. Lavora per le più grandi istituzioni culturali sia in Francia che a livello internazionale prima di diventare, nel 2010, capo del dipartimento Conservazione – Restauro di Opere Moderne e Contemporanee presso il Centre National d’Art et de Culture Georges Pompidou. Dirige importanti progetti come la Galleria d’Apollo al Louvre, la Galleria degli Specchi a Versailles, il Paviglione dell’Aurora a Sceaux.

Specializzata in restauro di arte moderna e contemporanea, Véronique Sorano-Stedman è membro della Commissione Restauro del Louvre, del Consiglio Scientifico C2RMF e del Consiglio di Amministrazione dell’Institut National du Patrimoine.

Giancarla Cilmi è storica dell’arte (EPHE/École du Louvre), specialista della pittura europea dal XVI al XVIII secolo. La sua tesi di dottorato portava sulla collezione italiana del Museo Jacquemart-André e sul fenomeno del collezionismo e del mercato dell’arte tra Francia e Italia alla fine del XIX secolo.

Docente universitario, le sue ricerche hanno condotto, tra l’altro, alla stesura di diversi cataloghi di mostre sulla pittura italiana e, più in generale, europea. Ha inoltre pubblicato diversi articoli su riviste scientifiche di portata internazionale. Da diversi anni collabora con musei francesi ed europei, mettendo a disposizione la sua esperienza.

Dopo la formazione nei primi anni Sessanta, Ciro Castelli inizia la sua collaborazione con la Soprintendenza di Firenze per i primi interventi sulle opere degli Uffizi dopo l’alluvione del 1966.

Capo restauratore tecnico presso il laboratorio dell’Opificio delle Pietre Dure, la carriera di Ciro Castelli è ricca di una straordinaria serie di restauri di opere di grandi artisti come Beccafumi, Botticelli, Cimabue, Giotto, Lippi, Masaccio, Raffaello, Leonardo da Vinci, Caravaggio, Rosso Fiorentino, Pontormo, Mantegna e Vasari. Le sue consulenze fanno autorità presso musei, istituzioni, gallerie d’Italia e del mondo. Dal 2010 forma le nuove generazioni di restauratori nell’ambito di un’iniziativa finanziata dalla Getty Foundation per il progetto Training and Treatment.

È l’autore di numerosi testi scientifici, opere di perfezionamento e di ricerca oltre a molteplici testi per cataloghi.

Maestro d’arte dal 1968, Roberto Belluci è restauratore dal 1972 presso l’Opificio delle Pietre Dure e i Laboratori di Restauro di Firenze. Specializzato nella diagnostica tecnico-scientifica ottica relativa alle tecniche artistiche, è autore di oltre 100 pubblicazioni scientifiche relative alle tecniche di restauro. Associato al CNR-INO (Istituto Nazionale di Ottica), si occupa dell’integrazione di studi storico-artistici e tecnici utilizzando dati derivati da rilievi scientifici. In tale ambito ha partecipato a numerosi congressi internazionali di studio presentando convegni sulle applicazioni della diagnostica sui beni culturali.

Per l’Opificio delle Pietre Dure condusse numerose ricerche sulla tecnica artistica di pittori illustri come Botticelli, Piero della Francesca, Leonardo da Vinci, ecc. Restaurò numerose opere tra cui, in particolare, L’Incoronazione della Vergine di Botticelli, L’Adorazione dei Magi di Leonardo da Vinci e la Madonna del Granduca di Raffaello.

È stato membro del consiglio scientifico dell’Opificio delle Pietre Dure e rimane il referente tecnico e scientifico del progetto IPERION-CH.

 

Laureata presso l’Istituto Centrale del Restauro di Roma (ISCR), con doppia specializzazione pittura – scultura, nonché titolare di laurea magistrale in Scienze e Tecniche (Conservazione Restauro dei Beni Culturali, Università Parigi I), Cinzia Pasquali ha diretto diversi progetti di larga scala in Italia, come le chiese Donna Regina Nuova a Napoli e Santa Barbara dei Librari a Roma, includendo il restauro di molti dipinti tra cui i dipinti su rame di Dominiquin e Ribera nella Cappella del Tesoro di San Gennaro a Napoli.

Insediata a Parigi dal 1990, dirige il restauro di complessi cantieri monumentali, in particolare la Galleria d’Apollo del Louvre, la Galleria degli Specchi della Reggia di Versailles, la Grande Singerie al Château di Chantilly e, più recentemente, le decorazioni della Cancelleria di Orleans.

Lavora per il Centro di Ricerca e Restauro dei Musei di Francia (C2RmF), presso il quale ha restaurato opere emblematiche come Sant’Anna, la Vergine e il Bambino con l’agnellino di Leonardo da Vinci (Museo del Louvre), il Ritratto di Simonetta Vespucci come Cleopatra di Piero di Cosimo (Museo Condé, Chantilly) o San Giorgio e il drago, capolavoro di Paolo Uccello (museo Jacquemart-André).

Presso il suo atelier, sviluppa una specificità per la diagnosi dei dipinti, venendo regolarmente chiamata da musei nazionali e internazionali per la realizzazione studi preliminari.

Professore Emerito di Chimica Inorganica presso l’Università degli Studi di Perugia e membro dell’Accademia dei Lincei, il Dott. Sgamellotti è nonché membro onorario dell’Accademia del Disegno di Firenze, dottore honoris causa dall’Università Nazionale di San Martín (UNSAM), Buenos Aires, e partner di progetti europei nel campo dei beni culturali dal 1999. È cofondatore, insieme a Bruno Brunetti, del laboratorio mobile MOLAB e presidente d’onore del Centro di Eccellenza dell’Università degli Studi di Perugia SMAArt (Metodologie Scientifiche Applicate all’Archeologia e all’Arte). Per il suo valore scientifico e la sua unicità, MOLAB è stato riconosciuto dall’Unione Europea come infrastruttura europea che offre accesso transnazionale ai ricercatori delle scienze fisiche e umanistiche.

È autore di oltre 400 pubblicazioni su riviste scientifiche internazionali e co-editore dei volumi, pubblicati dalla Royal Society of Chemistry: “Science and Art. La superficie dipinta” (2014) e “Scienza e arte. La superficie dipinta contemporanea” (2020).

Le ricerche di Antonio Sgamellotti si strutturano attorno a due temi principali: indagini teoriche in chimica inorganica e indagini chimico-fisiche nel campo dei beni culturali.

Restauratore, storico dell’arte, scrittore, Antonio Forcellino esercita dal 1987 il mestiere di restauratore dei beni culturali. A lui si devono i restauri di alcuni dei massimi capolavori dell’arte rinascimentale italiana: la tomba di Giulio II di Michelangelo a San Pietro in Vincoli a Roma, la facciata della Libreria Piccolomini e l’Altare Piccolomini di Michelangelo nel Duomo di Siena.

Ha scritto numerose pubblicazioni, saggi e trattati di ricerca che sono stati ampiamente diffusi in Europa e negli Stati Uniti. Le sue molteplici esperienze e il suo impegno nella ricerca scientifica e nella didattica universitaria gli hanno permesso di sviluppare solide competenze nei problemi della tutela e della gestione dei beni culturali, soprattutto in Italia.