Nata a Roma e formatasi nello studio del padre Orazio Gentileschi, Artemisia è stata fortemente influenzata da Caravaggio e dal movimento barocco. È nota per le sue opere realistiche ed espressive, così come la sua preferenza per le rappresentazioni femminili e religiose come Maria Maddalena, Giuditta, Ester, ecc.
In questo dipinto, l’artista rappresenta un episodio del Vangelo secondo Giovanni: a mezzogiorno, Gesù, assetato e stanco dopo il suo viaggio attraverso la Samaria, trova riposo nei pressi del pozzo di Giacobbe, a poca distanza dalla città di Sychar. Egli si impegna in una conversazione con una donna samaritana venuta a prendere acqua dal pozzo, offrendole “acqua viva” che ha il potere di dissetare chiunque la beva.
Cristo e la Samaritana sono rappresentati seduti al pozzo in pieno colloquio, la donna porta un’attenzione particolare alle parole pronunciate da Gesù. Alberi e architetture incorniciano la scena, mentre un cielo carico di pesanti nubi ingloba una città in lontananza, da dove un gruppo di uomini – probabilmente i discepoli – fanno la loro uscita. Si tratta di una delle poche opere di Artemisia Gentileschi con un paesaggio completo.
Sono presenti gli elementi solitamente rappresentati in questa scena: il pozzo, la brocca, la corda. I colori vivaci degli abiti dei personaggi e il paesaggio dettagliato sono stati associati alle opere che l’artista ha realizzato durante la sua permanenza a Napoli. Inoltre, in una lettera scritta da Napoli il 24 novembre 1637 e indirizzata al suo mecenate, il segretario pontificio Cassiano dal Pozzo, Artemisia descrive un suo dipinto che raffigura “la Donna di Samaria con Cristo e i dodici apostoli in un paesaggio lontano.
Una campagna di indagini scientifiche non invasive, condotta da RES, ha permesso di analizzare più approfonditamente la tecnica esecutiva di quest’opera.
Nel caso di questo dipinto, le immagini di riflettografia infrarossa che abbiamo ottenuto non hanno rivelato la presenza di un disegno preparatorio di natura carboniosa realizzato prima della fase pittorica. Tuttavia, non possiamo escludere definitivamente la presenza di un disegno; potrebbe infatti essere realizzato con gesso, sanguigna o tecniche dette “trasparenti” all’infrarosso.
D’altra parte, l’immagine della riflettografia infrarossa ha comunque permesso di individuare alcune modifiche e aggiustamenti alla composizione, apportati dall’artista durante l’esecuzione dell’opera.
La lettura dell’immagine suppone che:
- l’artista ha leggermente riposizionato la mano sinistra di Cristo e il braccio sinistro della Samaritana;
- i drappeggi del mantello di Cristo hanno subito alcuni cambiamenti;
- Nella chioma dell’albero in alto a sinistra, si può notare un anello appeso. In luce diretta, l’anello è presente ma difficilmente distinguibile;
- infine, il volto della Samaritana subisce diversi cambiamenti: inizialmente il suo viso sembrava più di profilo e più alto; i suoi occhi avevano una posizione diversa, suggerendo una testa meno angolata. Si distingue un pentimento nella fronte: i capelli le cadevano maggiormente davanti al viso.
Alcune parti del dipinto ci appaiono più trasparenti; ciò è dovuto a un’alterazione legata all’invecchiamento della pittura a olio. Questa trasparenza permette di osservare, in alcuni casi, l’ordine cronologico in cui l’artista ha eseguito alcuni elementi del dipinto.
I contorni architettonici, soprattutto del pozzo, sono visibili in trasparenza come lo si vede nella manica destra di Cristo: con ogni probabilità il manto di Cristo è stato dipinto dopo la collocazione del pozzo.
Questa alterazione è presente anche sul lato sinistro del dipinto, all’altezza del basso muro di pietra e mattoni: un albero è stato collocato dall’artista dopo aver disegnato e dipinto il muro. I mattoni sono visibili in maggiore trasparenza nella fotografia a luce diretta e nella RIR.
L’analisi della riflettografia infrarossa ha portato anche a un’altra ipotesi: sul pozzo, tra Cristo e la Samaritana, nella manica destra di Cristo, così come nella chioma dell’albero sembrano esserci degli strappi. La prima potrebbe essere una vecchia cucitura, probabilmente rielaborata dall’artista stessa.
Le lacune nello strato pittorico sono visibili sulla riflettografia, con un filo di cucitura che appare bianco. Le lacune sarebbero state ridipinte (fessurazioni visibili nella fotografia a luce radente) e ampiamente riverniciate (visibili nella fotografia a luce ultravioletta).
Sull’immagine ultravioletta, è visibile una campagna di ritocchi abbastanza recente (tracce blu più scure), lungo i bordi del dipinto, sul pozzo, sul muretto a sinistra e sulle figure.
L’esame dell’immagine in falso colore suggerisce l’uso di alcuni pigmenti: il vermiglio per il mantello di Cristo e per il nastro dei capelli della Samaritana; il panneggio blu di Gesù sembra corrispondere all’azzurrite, mentre per il vestito della Samaritana è stato probabilmente usato un giallo di Napoli o orpimento.
Artemisia Gentileschi, Cristo e la Samaritana al pozzo, 1637, olio su tela, Palazzo Blu – Pisa.












